sabato 13 febbraio 2010

Libri - Il sangue è randagio, di James Ellroy

Recensione a cura di Filippo Benedetto

Il sangue è randagio
James Ellroy
Editore: Mondadori
Collana: Omnibus stranieri
data uscita: 29/01/2010
pagine: 864
prezzo: 24,00 euro


Ci sono libri il cui spessore di rilegatura riesce ad incastonarsi perfettamente lungo strette fetture di libreria, stipato accanto, magari in posizioni marginali, ad altri libri. E ci sono altri libri, dallo spessore equivalente ad un mattone, che però - un po' per esplicita volontà del lettore, un po' per il piacere di tenere sempre vicino un prezioso 'gioiello' di lettura - devono necessariamente risaltare tutta la loro voluminosità lontano da una polverosa libreria e magari proprio sul comodino. Sono compagni di viaggio inseparabili, quasi più della valigia stessa, e riescono persino a farti dimenticare la lunga e prorompente mole di pagine che ne compongono la struttura. Sono i romanzi, per farla breve, che smentiscono categoricamente la diceria: 'libro lungo, molta noia e poche emozioni'.
Di noia, ovviamente, non se ne avverte neanche un po' alla lettura di 'Il sangue è randagio', il nuovo libro di James Ellroy uscito in Italia per la Mondadori Editore nella Collana Omnibus stranieri. E in quanto ad emozioni, lungo le sue ben 864 pagine è possibile che il lettore se ne senta letteralmente travolto da tutte le sfaccettature: paura, commozione, eccitazione, divertimento, malinconia e così via.
'Il sangue è randagio', in più, ha un pregio non indifferente: racconta in maniera eloquentemente realistica un'America che sembrava irrimediabilmente persa nei ricordi sbiaditi di qualche film d'epoca: gli Usa della fine degli anni sessanta, con tutto il caotico sommovimento culturale, politico, sociale ed economico che ne attraversava - fin nelle pieghe profonde - il Paese lungo il quadriennio che va dal 1968 al 1972. Un arco di tempo lungo il quale sono successi, nella storia americana, eventi talmente sconvolgenti da cambiare profondamente la patria di 'Zio Sam'.  
Scandali come il Watergate, o anche la presidenza Nixon, la morte di Edgar Hoover, il razzismo strisciante (ma neanche tanto) nelle viscere dei bassifondi statunitensi: tutto questo costituisce la tela narrativa di un thriller in bianco e nero (non semplicemente e banalmente 'noir') che potrebbe costituire l'ideale trama di un film di Martin Scorsese, o di un Brian De Palma oppure di un Alan Parker (e citiamo soltanto registi americani, per quanto la mano europea di un Roman Polanski riuscirebbe perfettamente nel riadattamento di questo romanzo) dove ogni azione sembra egregiamente livellata stilisticamente per stimolare la fantasia filmica del lettore, che così può quasi 'vedere' - leggendo - fotogramma dopo fotogramma la pellicola di un grande thriller movie da lui stesso diretto.
Ellroy insomma ci regala un altro romanzo  di fine ingegneria narrativa, tanto che potremmo usare una metafora efficace per descriverne la perfezione stilistica: le 864 pagine de  'Il sangue è randagio'  sono come gli ingranaggi del più antico degli orologi da taschino: magari a prima vista potranno sembrare eccessive nella minuzia descrittiva, ma poi si rivelano tutte necessarie nel garantire una precisione infallibile.

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