lunedì 8 febbraio 2010

Cinema - Il Concerto, di Rade Mihaileanu

Recensione a cura di Filippo Benedetto

Il Concerto
Regia: Rade MIhailenau
Cast: M. Laurent, F. Berléand, Miou-Miou, V. Barinov, L. Abelanski, A. Guskov, D. Nazarov, A. K. Pavlova, A. Komissarov
Distribuzione: Bim distribuzione
Paese: Francia 2009
data uscita: 05/02/2010
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 120 Min


 Nel cinema migliore è spesso la musica a farla da padrone, quasi sorreggere l'intera impalcatura narrativa di un lungometraggio. Spesso è un punto di forza, come ad esempio è stato per i film di Stanley Kubrick: così presente e fondamentale nel sottolineare, piuttosto che attraverso un dialogo, lo stato d'animo dei protagonisti.
Altre volte funge da vero e proprio 'coprotagonista' di una storia narrata in film. Ed è il caso de 'Il Concerto', la nuova pellicola di Rade Mihaileanu, cineasta già salito alla ribalta per uno splendido 'Vai e Vivrai'. Uscito nel 2009 e presentato fuoriconcorso nella sezione Anteprima  dell'edizione scorsa  del Festival internazionale del Film di Roma, 'Il Concerto' ha recentemente vinto numerosi premi all'edizione 2010 i Cèsar del cinema organizzati dall'Accademia del cinema francese ricevendo la nomination per 'Miglior film francese', una nomination per la 'Miglior regia', per la 'Miglior sceneggiatura originale, per la 'Miglior colonna sonora', per il 'Miglior suono' ed infine per il 'Miglior montaggio'. Un film, dunque, premiatissimo, apprezzato dalla critica e con buon riscontro di pubblico. E non poteva essere altrimenti, tanto originale lo sviluppo narrativo di questa pellicola, quanto importante il ruolo che la musica in esso ha rivestito.
 La trama del film ha per sfondo storico-politico l'epoca di Brežnev.  Andreï Filipov, il protagonista, è il più grande direttore d'orchestra dell'Unione Sovietica e dirige la celebre Orchestra del Bolshoi. Un giorno si rifiuta di separarsi dai suoi musicisti ebrei, tra cui il suo migliore amico Sacha e per questo viene licenziato all'apice della sua carriera. Trent'anni dopo lavora ancora al Bolshoi, ma non più come prestigioso direttore d'orchestra, ma come umile uomo delle pulizie. Una sera Andreï, nel solito lavoro di pulitura dell'ufficio del direttore, trova casualmente un fax indirizzato alla direzione del Bolsho da parte del Théâtre du Châtelet che invita l'orchestra ufficiale a suonare a Parigi. E' qui che Andreï svilupperà nella sua mente un'idea folle: riunire i suoi vecchi amici musicisti, che come lui vivono facendo umili lavori, e portarli a Parigi, spacciandoli per l'orchestra del Bolshoi. E' l'occasione tanto attesa da tutti di potersi finalmente prendere una rivalsa...
Dicevamo, infatti, che è la melodia a svolgere un ruolo quasi da primo vero attore, trascinando il resto degli attori e ritmandone i tempi di recitazione.
Ma la musica non ha solo una sorta di  'potere' (tutto poetico, s'intende) a se stante nel film: è anche, e soprattutto, una potentissima metafora di libertà: individuale o collettiva, di pensiero, di invettiva, di inventiva. Volano di 'liberarazione' da alienazioni e frustrazioni per il resto dei protagonisti, vincerà con l'arma delle emozioni, della poesia sospesa nell'aria e il pubblico, un po' sorridendo e un po' commuovendosi, ne trarrà enorme piacere visivo nell'incredibile epilogo.

'Il Concerto', insomma, è una delle grandi sorprese di questa stagione cinematografica. Da vedere e da ascoltare!

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