martedì 19 gennaio 2010

Libri - Reality. assalto al Grande Fratello, il nuovo libro di Sergio Bizzio



Recensione a cura di Filippo Benedetto

Reality. Assalto al Grande Fratello
Sergio Bizzio
Editore: E/O
Collana: Da Mondo
data di uscita: 2010
prezzo: 16 euro
pagine: 160



In tempi di 'videocrazia' è naturale e purtroppo scontato aspettarsi qualsiasi brutto spettacolo alla televisione: senza alcun contenuto, con molta volgarità e soprattutto tanta finzione spacciata per 'realismo'. 'Reality. Assalto al Grande Fratello', nuovo libro di Sergio Bizzio, prova ad estremizzare il lato più inquietante della tivù 'realistica', introducendo nel 'principe' dei reality - il 'Grande Fratello' - addirittura un manipolo di terroristi talebani pronti a tutto pur di imporre, 'televisivamente', il loro credo fondamentalista.
 Non per nulla sono proprio i terroristi islamici ad affermare  Irriverente, scritto con estrema linearità e con discreto potere di coinvolgimento per tutta la lettura del romanzo, questo nuovo libro di Sergio Bizzio offre un illuminante spaccato di quanto poco importi il 'messaggio' mass-mediologico, ma il modo in cui lo fai.
Bizzio gioca abilmente per paradossi, mettendo a nudo tutta la superficialità di questi format televisivi, in un collage riuscito di situazioni grottesche: una su tutte, quando i partecipanti al gioco, evidentemente ignari di chi siano i nuovi autori del programma, si lasciano sottoporre a dure ed umilianti 'prove' pur di non essere 'nominati' e quindi accedere al ricco montepremi oppure ottenere qualche particina in programmi di spettacolo.
L'architettura narrativa di questo libro sembra costruita e pensata come una sorta di stanza interamente tappezzata di specchi, uno di fronte all'altro. L'immagine, il corpo e i pensieri di tutti protagonisti vengono retroriflessi quasi a capovolgerne il senso e produrre di conseguenza una distorsione della realtà. Così è per gli scopi confessati dai talebani, così è per i partecipanti al Grande Fratello: entrambi sono ossessionati dalla smania di apparire e vincere il gioco delle 'nomination', anche a costo dell'estraniamento dal buonsenso e dalla realtà vera. Ma alla fine nessuno esce vincitore dal gioco, perchè quella immaginaria stanza a specchi ovviamente non è la realtà. E chissà, potrebbe essere lo spettatore, con la propria capacità di discernimento, ad infrangerli uno ad uno, lasciando i terroristi, gli autori del reality e i 'ragazzi della casa' soli con le loro frustrazioni e paure.
Recentemente l'autore ha ammesso di aver tratto ispirazione, durante la scrittura di questo libro, da 'Il deserto dei tartari' di Dino Buzzati. Effettivamente qualche punto di contatto, pur ricordando la differenza di contesto narrativo, si nota: quell'ansia quasi claustrofobica di un evento che non esiste e non arriverà mai, si avverte anche in questo romanzo. Tuttavia, l'intento chiaro del lettore è altro, e forse più attuale; e ruota attorno alla domanda: che differenza c'è, in questo libro, tra i due protagonisti di questa storia? L'autore sembra indicarcela già nell'epilogo: nessuna, sia i terroristi talebani che i produttori televisivi, pur con motivazioni diverse, assolutizzano i propri credo scambiandoli per il bene assoluto. O, meglio, per andare sul diretto - come lo stesso autore ha dichiarato parlando del suo romanzo -  non c'è alcuna differenza: gli uni (i fondamentalisti) prendono per buono tutto ciò che è scritto nei loro testi sacri e per cattivo tutto ciò che semplicemente non vi è scritto, alla stessa maniera degli altri (gli autori dei 'reality') per i quali è buona televisione  quella che fa audiece e cattiva quella che non la fa.

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