venerdì 25 dicembre 2009

Musica - Lo spirito dell'Eden secondo i Talk Talk


                                        
Recensione a cura di Filippo Benedetto


Spirit of Eden
Talk Talk
Data uscita: 1988
Etichetta discografica: Emi




Nessuno nell'ormai lontano 1988 avrebbe scommesso che un gruppo abbastanza famoso nel circuito 'new wave' ma ormai quasi condannato al declino sarebbe riuscito a sfornare un disco così intimistico, sperimentale e liricamente profondo. I Talk Talk riuscirono nell'impresa e, anche se con consensi intellettualmente più di nicchia, trovarono in 'Spirit of Eden' la valvola di sfogo giusta alle proprie ambizioni musicali.

Questo disco potrebbe essere considerato una sorta di antenato ideale di alcuni gruppi oggi in voga; e tra questi, ad esempio, potremmo citare (opinione personale) proprio i Radiohead. Ma ogni paragone, ogni suggestione, si infrange contro il muro della soggettività di ognuno di noi. La musica ha questo di bello: è soggetta alla libera interpretazione 'sentimentale' di chi la ascolta. Per cui, si può fare benissimo a meno di inutili 'categorizzazioni', 'etichettature' - buone soltanto ad accontentare il musicologo più raffinato - ma quando si parla di 'pop', o meglio 'musica popolare', è inutile spaccare il capello in quattro: contano le suggestioni personali, e se non c'è il famoso 'brivido sulla schiena' tutti i tecnicismi possibili valgono poco a far risalire un disco sopra la sufficienza o anche più.
'Spirit of Eden' è un disco che provoca emozioni intense, e perciò può essere in grado di scavare nell'intimo di ognuno di noi suggestionandoci con sensazioni adatte alla nostra personalità. Tradotto: se non è un piccolo capolavoro, un gioiello, poco ci manca.
Certo, la lunga (...lunghissima!) suite 'The Rainbow' è quanto di più insolito si possa ricercare nel panorama pop rock. Ed infatti già questa suite di 23 minuti è un tributo sperimentale ad una sorta di post rock avanguardistico.
La seguente 'Inheritance', prosegue il discorso musicale intrapreso dal precedente pezzo grazie ad un'architettura musicale ch sempre ben posizionata su toni e atmosfere sognanti, ma perimetrata entro meglio definiti confini stilistici della forma canzone (la canzone dura circa cinque minuti). Ovviamente il pezzo non si discosta minimamente dal intento preciso di proporre una musica 'minimale' e però intimamente complessa nel suo sviluppo. 'I Believe in you' è invece il contraltare delle sperimentazioni precedenti, facendo fare alla band un piccolo passo indietro verso un trademark old style. Forse questo brano poteva rientrare tra i solchi dei dischi precedenti senza alcun problema. Il bello, però, è che anche in questa nuova dimensione il pezzo non 'stona' affatto rispetto agli altri fungendo da ideale e congeniale 'divagazione' rispetto al resto dell'album.
Chiude il disco 'Wealth' che riporta le coordinate stilistiche lungo i nuovi binari, lasciando emergere in particolare la voce del cantante Mark Hollis e un hammond delicato e avvolgente allo stesso tempo.
Spirit of Eden (Emi, 1988), è un disco assolutamente da riscoprire.

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