sabato 16 gennaio 2010

Rosarno - Nell'ultima puntata di Annozero scene da 'Mississipi Burning'


Ieri sera è andata in onda una puntata molto 'forte' nelle immagini e nel dibattito che ne è seguito in studio ad Annozero (il programma condotto da Michele Santoro, ogni giovedì su Rai2). Il tema della puntata ruotava intorno ai fatti di Rosarno. E' stata una puntata molto interessante, perchè ha mostrato - attraverso le parole degli immigrati e dei residenti - quanto esplosiva sia la situazione in un piccolo centro abitato della Calabria e di quanto rischiosa possa essere l'emulazione di questi fatti, dall'una come dall'altra parte (o meglio, da qualunque punto di vista li si voglia leggere questi episodi), in altre parti d'Italia.
 In studio c'erano Gad Lerner e Fabrizio Gatti (entrambi giornalisti) e Roberto Cota e Alessandra Mussolini (esponenti dell'attuale maggioranza al governo). L'intervento di Lerner è stato puntuale, cogliendo il punto chiave di quanto è successo e cioè che in Italia c'è una deriva culturale che va indagata a fondo prima che la situazione degeneri e diventi incontrollabile.  Gatti (autore di un bellissimo reportage sul capolarato in Calabria e in Puglia pubblicato anni fa su 'L'Espresso) ha invece sottolineato un altro punto dolente che ha costituito la premessa di quanto accaduto a Rosarno: la Bossi-Fini ha aumentato i problemi invece di risolverli, incrementando il flusso di clandestini e di fatto, con l'introduzione nel codice penale della fattispecie di reato di clandestinità, aumentando le tensioni sociali e culturali (o più semplicemente di convivenza) invece che attenuarle e renderle governabili. Cota, come prevedibile, ha difeso a spada tratta la legge, accusando - per uno strano gioco di paradossi - la sinistra di fomentare il razzismo '...con il suo antirazzismo'. Mentre la Mussolini è sembrata preoccupata di minimizzare le motivazioni 'ante' (le condizioni igieniche e sanitarie degli immigrati sottoposti a caporalato) e le conseguenze 'post' Rosarno (il rimbalzo di violenze dall'una all'altra parte) , giustificando l'operato del governo attraverso una lettura tutta burocratica e di iperefficentismo  che esulava da una vera riflessione che fosse di merito, magari autocritica e soprattutto scevra da politicismi di parte.
Ma sono i servizi mandati in onda che hanno svolto un ruolo determinante, forse con molta più lucidità rispetto al dibattito in studio, nel cercare capire il grave e pesante clima che si respirava prima (molto prima che scoppiasse la bufera) e che si respira ancora adesso a Rosarno. Nulla è stato messo in subordine gerarchico: sono stati messi in onda filmati che riprendevano la rabbia dei due 'fronti', senza sbavature 'ideologiche', mostrandone l'intrinseca problematicità e ponendo lo spettatore nella  condizione non già di darsi delle risposte di comodo, bensì interrogativi di fondo sul perchè si sia arrivati a questo punto, e soprattutto per responsabilità di chi.

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