domenica 13 dicembre 2009

Cinema - Un Ken Loach insolito

 
 Recensione a cura di Filippo Benedetto

Il mio amico Eric

 (Looking for Eric)
Genere: comm., dramm., sport.
Durata: 114 min
Regia: Ken Loach
Scritto da: Paul Laverty
Prodotto nel 2009 da Ken Loach E Rebecca O'brien
Distribuito da: Bim
Formato: 35 MM

Ken Loach è un regista particolarmente affezionato a due temi sociali: il lavoro e il destino degli utltimi. Ricordate 'Riff Raff','Piovono pietre' o 'Bread and Roses'? Ci sono state fasi creative, poi, nelle quali il regista britannico ha avuto modo di concentrarsi esclusivamente su tematiche di natura strettamente politica o storiografico-politica: è stato il caso di 'Terra e Libertà' e di 'L'agenda nascosta'. Oggi il Ken Loach regista impegnato lascia parzialmente il passo al cineasta più intimista e spensierato, complice una intelligente e brillante commedia che potrebbe benissimo inserirsi nel filone 'alla Frank Capra'.
 Insolito questo Loach e, devo dirlo, sorprendente. Soggetto e sceneggiatura segnalano inequivocabilmente questa piccola 'svolta' registica: infatti la storia racconta delle vicissitudini di un uomo, il postino Eric Bishop che come in un giro infernale si ritrova abbandonato dalla moglie, in difficoltà nel rapporto con i figli e nei guai con la casa. Tutto sembra perduto, anche quel briciolo di speranza che anima il personaggio - interpretato da un bravissimo Steve Evets - finchè non giunge propizio l'incontro con l'ex campione di calcio (cannoniere del Manchester dal 1992 al 1997) Eric Cantona. Proprio il nuovo 'amico Eric' riuscirà a salvare il destino del povero sventurato, non senza aver dovuto superare qualche imprevisto. Le risate lungo tutto il film non si contano sulle dita, ma sono risate colorite dalle mille sfaccettature delle emozioni umane: gioia, commozione, riflessione, malinconia. Qualche applauso liberatorio lo strapperà pure questa pellicola, perchè se non altro il mondo calcistico che indaga Loach, e del quale ci rende partecipi attivi insieme ai protagonisti, non ha nulla a che vedere con lo squallido business nostrano. E' un mondo genuino, dove lealtà e competizione vanno a braccetto, e l'umanità la fa da padrona. Passare quasi due ore così fa bene al cuore e alla ragione. DA VEDERE.

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