Le parole del Presidente della Repubblica Napolitano sono sempre state improntate alla misura e alla ponderazione. Questa impostazione al settennato presidenziale ha un che di salvifico per le sorti del nostro sistema democratico e per la tenuta delle istituzioni repubblicane. Di solito si cerca in tutti i modi di tirare per la giacchetta il Capo dello Stato quando dice, ma soprattutto quando NON dice. In questo caso Napolitano non parla mai 'a caso' e usa le parole giuste, cercando di essere al contempo fermo al principio costituzionale e al rispetto del Parlamento. Nella maggioranza governativa, salvo alcuni irriducibili pasdaran dello scontro a tutti i costi (quelli definiti in gergo giornalistico 'falchi'), c'è chi sembra dare segnali di adeguamento a questo stile, il Presidente del Consiglio invece pare di no.
Anzi, da alcuni giorni Berlusconi sembra aver imboccato definitivamente la via dello scontro istituzionale. Prima il bersaglio, al momento della bocciatura del lodo Alfano, era la Corte Costituzionale, ora è Napolitano, domani chissà. La febbre del contrasto tra i poteri dello Stato vede la temperatura alzarsi di giorno in giorno. E' di poche ore fa la notizia che un uomo ha lanciato un oggetto contro l'attuale premier procurandogli una frattura nasale. La scena mi ha colpito non poco, perchè ho percepito negli occhi dell'uomo (il premier) un misto inedito di rabbia e spavento allo stesso tempo. Il gesto inconsulto dell'altro uomo (poi fermato dai carabinieri e rivelatosi un soggetto in cura decennale per problemi psichici), ha fatto rapidamente il giro di redazioni giornalistiche italiane ed estere. La solidarietà a Berlusconi è arrivata un po' da tutti i partiti e però, un però c'è da segnalarlo: le (immotivate) reazioni rabbiose e di reiterata vis accusatoria nei confronti dell'opposizione sono state nuovamente lanciate da alcuni esponenti della maggioranza. In barba ai moniti alla moderazione e alla civiltà del confronto politico lanciati a più riprese dalla più alta Carica dello Stato, Napolitano appunto.
L'idea che mi sono fatto di quest'ultima vicenda è che lo schieramento democratico e progressista del nostro Paese non deve perdere la bussola, rilanciare la questione democratica e di rispetto costituzionale e lanciare una vera e propria campagna a difesa delle istituzioni repubblicane. Perchè ora più che mai il rischio è che l'attuale premier o chi per lui colga l'occasione di questo grave incidente per rilanciare la seguente tesi: esiste un 'complotto ordito dalla sinistra' (vera o presunta che sia) per farmi fuori, compresa la stampa (anche quella internazionale?) e compresi 'certi magistrati'... dunque bisogna attuare al più presto grandi riforme costituzionali compresi più poteri al presidente del consiglio. La tesi è nota. Arcinota. Da anni Berlusconi lavora per lo svuotamento del parlamentarismo per sostituirlo con una democrazia iperdecisionista fondata su un modello presidenzialista (nn si sa se di stampo europeo o sudamericano). Probabilmente lo squilibrato autore del folle gesto non ha pensato alle conseguenze di quello che ha fatto. Ma l'opposizione non può non prevederne gli effetti perversi. Ed è per questo che ora più che mai è necessario stringersi intorno a Napolitano e assecondarne lo spirito repubblicano di difesa al contempo delle prerogative del Parlamento assegnatali dalla costituzione e la preoccupazione per il rischio che il sistema politico aggravi le proprie divisioni deformando la dialettica democratica. I momenti in cui la 'piazza' senza adeguate e RESPONSABILI sponde politiche ha 'dettato' l'agenda politica i risultati il più delle volte sono stati deleteri. Il populismo autoritario ha sempre avuto bisogno di un nemico immaginario che trama contro il 'popolo', anche quando questo stesso non è che una parte di una comunità. Allo stesso modo il populismo movimentista ha avuto bisogno di un nemico assoluto e impalbabile (ieri la 'partitocrazia', oggi la 'politica istituzionale') per difendere le sue trame contro il 'popolo', anche in questo caso quando quest'ultimo è un'altro segmento di una più complessa articolazione comunitaria. Sia chiaro: non si può più andare avanti così, perchè gli italiani di ogni credo politico cominciano a dare segni di sbandamento, confusione, incertezza già messi a dura prova da una crisi economica non risolta con ricette sufficientemente 'solide' da chi ha responsabilità di governo.
I populismi si alimentano di paure, derivate da incertezza nel futuro. Per combatterli ci vuole non meno politica, ma PIU' politica. Quella intesa nel suo significato più nobile, come la sua origine ci richiama, la 'polis': comunità, insieme di gruppi o individui che vivono, operano nello stesso spazio e che operano da punti di vista diversi per il bene comune. Credo che il Pd in primis abbia tutte le carte in regola per 'spingere' in questa direzione, tanto più che sono convinto che anche nella Pdl ci sono uomini e donne che sono preoccupati quanto Napolitano del pericolo per il nostro Paese di scivolare verso una deriva populista tout court nella quale la politica non ha più il senso che le compete.
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