Il 5 dicembre si è svolta una manifestazione di massa convocata 'ufficialmente' - o meglio 'ufficiosamente' - da internauti di facebook e blog per chiedere le dimissioni di Berlusconi da Presidente del consiglio. E' stata definita dagli stessi organizzatori 'No B Day'. L'ufficiosità, almeno per come l'ho vista io, sta nel fatto che in realtà il cuore pulsante della manifestazione era rappresentato da alcune formazioni politiche che un ruolo e un peso - minimo o grande - hanno ricoperto e tuttora ricoprono nel panorama politico nostrano. Parlo de 'L'Italia dei Valori' di Antonio Di Pietro e dei partiti dell'ex sinistra ex parlamentare. E' stata una manifestazione molto colorata, piena di giovani e giovanissimi, ma non solo. Mischiati tra la 'ggente', c'erano anche molte vecchie volpi della politica nostrana.
Attori allenatissimi a 'stare nei serpentoni umani', a 'fare movimento' insomma. Le bandiere? Quelle c'erano pure. Ma erano relegate alla coda del corteo. Per alcuni è stato un bene, per altri un po' meno. Il fatto, per alcuni opinionisti d'antan, è stato una eloquentedimostrazione di 'autonomia' dai partiti. Per altri 'opinionisti', è stata un'occasione sprecata. Perchè? Perchè tra i festanti non c'era il maggiore partito della opposizione italiana: il Partito democratico. Eppure le cronache italiane, sempre abbondanti di particolari non hanno mancato di evidenziare 'alcuni' dirigenti di spicco del Pd: Rosy Bindi (Presidente del Pd), Dario Franceschini (capogruppo del Pd alla Camera), Deborah Serracchiani (Europarlamentare) per citarne alcuni. No, quello che si intendeva per 'mancanza del Pd' era in riferimento al suo segretario: Pier Luigi Bersani, eletto da non più di tre settimane e già strattonato, criticato come e più di ogni altro segreterio nazionale della sinistra italiana.
La 'manfrina' dell'autonomia dai partiti del 'movimento' allora sprofonda nel più ovvio e banale dei politicismi: quello di pretendere un affrancamento dalle 'segreterie' e pretendere la cosa più vecchia e burocratica che c'è: la delegazione ufficiale ai cortei.
Il corteo, per quanto 'antiberlusconiano' negli slogan (e a chi non può far piacere sentirsi ripetere da un megafono che Berlusconi 'disonora il Paese in Europa con i suoi guai e le sue gaffes giudiziarie'). Ma è stato un corteo nel quale non si riusciva assolutamente ad intravvedere uno sguardo al 'dopo' Berlusconi possibile. Insomma: niente alternatività programmatica, niente piattaforme. Sono 'No B Day'. Dove quella 'B' con l'andare del tempo (...e degli slogans urlati qua e là) sembrava talvolta riferito a Bersani più che a Berlusconi. Insomma una manifestazione d'opposizione.... all'opposizione, evidentemente giudicata 'inciucista' con il nemico di sempre. Berlusconi, intanto, capita l'antifona non ha perso l'occasione per dimostrare la bassezza della sua condotta politica, più somigliante ad un interminabile spot pubblicitario che ad un decalogo politico programmatico: ha il giorno dopo 'esultato' per l'arresto di due boss latitanti portato a successo da un commando di carabinieri sottopagati rispetto al rischio che comporta il loro ufficio. Il Berlusconi mago della pubblicità occulta, del marketing politico è riuscito laddove qualsiasi altro premier di solito fallisce (e la lista sarebbe lunga, come quella di Paesi e continenti dove tutto è possibile ma secondo regole condivise e SERIE, dettate da ossequio al buonsenso istituzionale). E' riuscito, o almeno sembra esserlo, a mascherare la sua inezia nella lotta al crimine organizzato con due blitz spettacolarizzati. Così la manifestazione viene depotenziata, l'opposizione parlamentare e politica viene mazziata, e l'elettorato 'moderato' del 'popolo della libertà' viene privato di possibilità alternative, vere o presunte.
Io non penso che quella manifestazione muovesse pregiudizialmente da intenti 'premeditati'. Forse lo poteva essere dal punto di vista di alcuni attori, come scrivevo sopra Di pietro e sinistra radicale. Per questi ultimi l'obiettivo era puramente 'elettoralistico', e in politica c'è anche questo. Penso che questa manifestazione, così priva di respiro strategico, anche se corroborata da sacrosante ragioni, alla fine si sia risolta in una 'bella giornata', ma poco di più.
Da un po' di giorni a questa parte penso che la vera manifestazione contro questo governo sarà rappresentata da quella che verrà organizzata dalla CGIL. Nei momenti più bui della nostra storia repubblicana, sono stati i grandi processi aggregativi intorno a questioni enormi come la tutela del mondo del lavoro, delle famiglie, dell'avvenire delle future generazioni che si sono giocati i destini della politica. Penso che spetterà molto alla CGIL, e mi allargo a tutti e tre i sindacati maggiori, trovare un minimo comune denominatore che parli al Paese e aggreghi la politica su un progetto per l'Italia di fuori uscita dalla crisi economica, sociale e politica in cui versiamo ancora.
Perchè, permettetemelo, è questo il punto chiave che ad esempio non ho letto in una sola riga nell'articolo di Maltese su 'La Repubblica' a commento del 'No B. Day': non c'era uno stralcio di analisi sulla mancanza del mondo del lavoro in quella manifestazione, sull'assenza di una piattaforma 'per' oltre che 'contro', su una visione strategica e di lungo respiro sul futuro da costruire. E un giornalista 'allenato' come Maltese è stato particolarmente distratto su questo aspetto, arrivano al 'polpettone' confuso di criticare l'assenza - GIUSTIFICATA E MOTIVATA POLITICAMENTE - del segretario del Pd per poi rivendicare , populisticamente, l'autonomia del movimento contro la partitocrazia.
Oggi è il 9 dicembre. Berlusconi è ancora là in sella. E come al solito molti giornali e giornalisti si trastullano sulla presenza o meno di Bersani al corteo, perseverando nella politica di guardare il proprio ombelico dorato e del sentirsi ostinatamente minoranza illuminata e rassegnata.
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