Recensione a cura di Filippo Benedetto
Scratch my back
Peter Gabriel
Etichetta: Virgin
Prodotto da: Bob Ezrin
data uscita: 12/02/2010
Prezzo: 19,90
'Scratch my back' non è un nuovo album nel vero senso della parola. Si tratta, infatti, di un disco di cover scelte reinterpretate dall'ex leader dei Genesis. Anzi, azzardo: è uno dei più bei dischi di cover che abbia mai ascoltato. Composto da 12 brani coverizzati, e frutto della collaborazione per gli arrangiamenti con John Metcalfe (Durutti Column), quest'album è realizzato completamente in acustico con il supporto di un'orchestra di ben 40 elementi.
Interpretare le canzoni altrui è impresa improba, rischiosissima per un musicista: una vera sfida. Alcuni riescono brillantemente a cogliere un singolo dettaglio e ad amplificarne il pathos così da trarre una interpretazione originale, altri riescono altrettanto brillantemente a non cogliere praticamente nulla dello spirito profondo del brano coverizzato limitandosi a interpretarlo freddamente alla lettera o, peggio, inserendovi arbitrariamente (e senza rispetto per l'originale) propri accorgimenti che non rilevano alcunchè dei dettagli nascosti del pezzo. Peter Gabriel ha lavorato nella prima direzione, con enorme rispetto per gli artisti autori del lavoro originale e il risultato è, in alcuni brani in particolare, decisamente toccante.
Il potere della musica, in fondo, sta nel provocare pensieri ed emozioni, suscitare un moto dell'anima spontaneo ed intimamente soggettivo. E soprattutto il potere della 'buona musica' è farlo con estrema semplicità (perchè no, anche nelle partiture più complicate da eseguire di musica classica: perchè ciò che conta è l'idea e come la esegui, prima ancora di quanto didatticamente impeccabile essa sia).
Non c'è bisogno di fare un track by track di questo album. E del resto non avrebbe molto senso. Trattandosi di un album di cover, e impostando questa recensione soprattutto sul come e quanto Gabriel abbia lavorato sui dettagli, mi limiterò a segnalare le cover più riuscite sotto questo aspetto. Sicuramente è obbligatorio citare, almeno per come la pensa il sottoscritto, la cover di 'The Power of the heart' di Lou Reed: quanta delicatezza, e quanti 'colori' di emozione sono usati per impreziosire lo sviluppo armonico del brano. Il merito va tutto per l'eccellente lavoro eseguito dall'orchestra che, come avevo scritto sopra, riesce appunto a cogliere brillantemente un singolo dettaglio del brano amplificandone il pathos così da trarre una interpretazione originale. Ma ci sono altri brani che elevano all'eccellenza questo standard interpretativo, e basterebbe citare 'Heroes' di David Bowie, che evidenzia ulteriormente (ed in maniera davvero commovente) il lato drammatico di questo brano toccando vette di lirismo incredibili. Una cover che mi ha lasciato esterrefatto è quella operata con 'Street Spirit', dei Radiohead: l'operazione è stata condotta decisamente per sottrazione. Non c'è l'orchestra a sottolineare il pathos melodico del brano, ma un duo pianoforte e voce che, quasi sussurrando, svolgono una trama musicale stravolta fino all'eccesso. Sì: stravolta, perchè immagino che intento di Gabriel fosse quello di provare a sviluppare il brano in una nuova direzione. L'idea è buona in sè, ma credo che la strada imboccata sia decisamente troppo tortuosa per giungere ad un risultato che un percorso più lineare (attenzione lineare, non meno originale). In sostanza un brano che è totalmente affidato alla sensibilità individuale dell'ascoltatore. Ovviamente, è proprio il caso di ricordarlo, ci sono tanti altri brani meritevoli di ascolto e menzione e possiamo citare la cover di 'My body is a cage' (Arcade Fire) che amplifica il crescendo di pathos con un'interpretazione canora vivida accompagnata da un tappeto orchestrale magniloquente.
'Scratch my back' è, insomma, l'ulteriore dimostrazione del talento e della versatilità di Peter Gabriel, un artista che, anche dopo 30 anni, continua a stupire come e meglio di tante giovani promesse.
Tracklist:
Heroes (David Bowie)
Street Spirit (Radiohead)
The Book of Love (Magnetic Fields)
Flume (Bon Iver)
My Body Is a Cage (Arcade Fire)
Listening Wind (Talking Heads)
I Think It’s Going to Rain Today (Randy Newman)
Après Moi (Regina Spektor or Eartha Kitt)
Waterloo Sunset (The Kinks)
The Boy in the Bubble (Paul Simon)
The Power of the Heart (Lou Reed)
Philadelphia (Neil Young)
Mirrorball (Elbow)
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