Giorni fa La Stampa un articolo riportava di un'accesa discussione politica sull'effettivo valore culturale dei cosiddetti 'cinepanettoni'. Nell'articolo de La Stampa si faceva tra l'altro riferimento (e questo era il vero scoop) a chi aveva scatenato la polemica contro i 'cinepanettoni': non un esponente dell'intellettualità progressista o di sinistra, ma nientemeno che la Fondazione di Gianfranco Fini, Farefuturo, tramite un articolo pubblicato sulla sua rivista online FFwebmagazine.
La polemica metteva in contrasto diretto la suddetta fondazione con alcuni pezzi non proprio di seconda linea dell'establishment del centrodestra: dai giornali di riferimento (quali Libero e il Giornale) ad esponenti di primo piano del governo (primo fra tutti il Ministro Bondi).
Il punto chiave della diatriba era (ed è) il finanziamento statale ad alcuni film, i cinepanettoni appunto. La legge che regolamenta questo comparto dell'industria cinematografica, almeno l'ultimo dispositivo legislativo in materia, è la legge Urbani (altro esponente di centrodestra tra l'altro). L'argomentazione, tra l'altro semplicemente di buon senso, portata avanti dalla fondazione è la seguente: per quale motivo certi film, diciamo 'frivoli', nonostante la gratuita volgarità dispensata, possono godere degli sgravi fiscali e monetari che spetterebbero di diritto agli esercenti e ai registi più coraggiosi del nostro panorama cinematografico? E ancora, testuale: 'il nostro Paese dovrebbe essere rappresentato da film alla Pasolini..." e via con la chiosa finale 'basta, boicottiamo i cinepanettoni'. Firmato Cecilia Moretti.
Il punto chiave della diatriba era (ed è) il finanziamento statale ad alcuni film, i cinepanettoni appunto. La legge che regolamenta questo comparto dell'industria cinematografica, almeno l'ultimo dispositivo legislativo in materia, è la legge Urbani (altro esponente di centrodestra tra l'altro). L'argomentazione, tra l'altro semplicemente di buon senso, portata avanti dalla fondazione è la seguente: per quale motivo certi film, diciamo 'frivoli', nonostante la gratuita volgarità dispensata, possono godere degli sgravi fiscali e monetari che spetterebbero di diritto agli esercenti e ai registi più coraggiosi del nostro panorama cinematografico? E ancora, testuale: 'il nostro Paese dovrebbe essere rappresentato da film alla Pasolini..." e via con la chiosa finale 'basta, boicottiamo i cinepanettoni'. Firmato Cecilia Moretti.
I film 'd'essai' (così vengono chiamate quelle pellicole che possono accedere agli sgravi fiscali) vengono selezionati da un'apposita commissione istituita presso la Direzione Generale per il Cinema secondo criteri di solito scrupolosi e attenti. Pare che tra i film che potevano usufruire dei fondi statali figuravano l'ultimo atteso di Ozpetek e quello di Giovanni Veronesi (sempre secondo quanto riportato da La Stampa). Ma è l'inserimento 'in lista' di 'Natale a Beverly Hills' ad aver scatenato la polemica.
Ora sembra che il Ministro Bondi sia intenzionato a rivedere la legge che regolamenta i finanziamenti ai film (la legge Urbani, appunto). Per ora lo ha fatto scrivendo una lettera pubblica al Corriere della sera, con l'annuncio pubblico. Ora si dovrà aspettare quando e come partiranno i conseguenti provvedimenti in materia.
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