Il gioco duro dell'integrazione. L'intercultura nei campi da gioco
Davide Zoletto
Editore: Cortina Raffaello (Collana: Minima)
data uscita: gennaio 2010
pagine: 191
prezzo: 12 euro
Come realizzare una genuina e duratura integrazione tra culture diverse è la domanda sociale più pressante per un mondo, quello attuale, sempre più globalizzato e multipolare. Le moderne democrazie 'occidentali', sia quella europea che quella d'oltreoceano, rispondono in maniera variabile a questo quesito socio-politico. Alla luce della recente crisi economica, poi, si scopre che in diversi paesi ad avanzato ritmo di industrializzazione e finanziarizzazione il Pil nazionale è determinato dall'apporto determinante di manodopera 'immigrata'. Il 'che fare' per le società che prosperano sul capitalismo post industriale, sotto il profilo di una virtuosa integrazione sociale e culturale insieme, si pone in maniera preponderante nel dibattito politico globale.
Ma una integrazione culturale il cui impatto sulle società globalizzate sia vissuto dalla popolazione in senso orizzontale e non verticale, è realmente possibile? Sembra essere questo il dilemma proposto in questo interessante saggio di Davide Zoletto ed edito da Cortina Raffaello Editore (Collana Minima) dal titolo 'Il gioco duro dell'integrazione. L'intercultura nei campi da gioco', dove il tema dello sport viene offerto al lettore come ideale chiave di lettura per superare storici limiti nell'approccio al tema del rispetto tra stili e culture di popoli diversi in una stessa comunità sociale.
Lo sport, secondo l'autore, può offrire - attraverso un genuino e semplice codice agonistico di lealtà e competizione - il giusto mezzo per giungere ad un rinnovato patto sociale che disveli molte ipocrisie e pregiudizi reciproci tra culture diverse. Il 'gioco' di squadra, per esempio nel calcio, come cemento di una possibile costruzione più elevata di rapporti umani fondati sul semplice divertirsi e socializzare.
In più Zoletto suggerisce, come corollario tutt'altro che secondario, l'importanza di valorizzare il gioco sportivo tra le nuove generazioni, indigene e immigrate, in modo da semplificare la sintassi del linguaggio interculturale. Zoletto non propone una via alternativa al comunque importantissimo ruolo dell'istituzione scolastica, ma anzi sembra guardare allo sport come un modello pedagogico-educativo che inevitabilmente si affianca al classico modello di pedagogia scolastica, in una simbiosi difficilmente scindibile.
Dallo stile fluido ed esemplarmente divulgativo, il nuovo libro di Zoletto introduce il lettore ad un tema complesso e spinoso come quello dell'integrazione socio-culturale senza forzatamente imporre soluzioni rigide e preconfezionate; e, cosa più importante, rifuggendo sopratutto da abusati o vecchi precetti sociologici.
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