martedì 22 dicembre 2009

Politica - Tv a pagamento, tempi duri

Proprio mentre il digitale terrestre, piuttosto faticosamente per la verità, comincia ad entrare nelle case degli italiani come un concetto familiare ecco arrivare una novità che ha dell'incredibile nel già complicato business radiotelevisivo. Sembra infatti che il governo stia ragionando su un taglio del tetto di spot per le tv a pagamento. Una scure che colpirà prevalentemente (e di sicuro con effetti pesanti) sulla stabilità nel mercato dell'azienda leader in questo settore: la Sky di Rupert Murdoch. La riduzione prevista del limite di tetto pubblicitario (ovviamente in crescita costante nel corso di 3 anni) passerà dall'attuale 18%, per scendere al 16 entro il 2010, poi al 14% nel 2011 e al 12 nel 2012.
Il testo del disegno di legge approvato al consiglio dei ministri lo scorso 17 dicembre ora passerà al vaglio delle commissioni parlamentari di Camera e Senato  e già ora ha cominciato a suscitare le prime proteste: sia nel fronte politico che in quello delle Authority competenti, Agcom su tutte.

Dal fronte politico si sono mossi i rilievi critici del maggior partito d'opposizione, il Partito democratico, che attraverso il deputato Pd Paolo Gentiloni ha parlato di 'ennesimo regalo di Natale' fatto a Mediaset ai danni di Sky. L'Agcom ha mosso critiche più di natura tecnica, sottolineando il rischio che il provvedimento varato dal governo finisca per ridurre sensibilmente all'Authority proprio le competenze che gli spettano in tema di concessioni televisive.
Comunque sia questo provvedimento, dati alla mano, rischia di far perdere a Sky circa un terzo dei ricavi. Ma mentre dai vertici dell'azienda specializzata in Tv pay x view non si sono ancora registrati commenti critici (o come un anno fa, all'indomani dell'innalzamento dell'Iva da parte del governo, quando Sky mandò in onda uno spot critico contro il governo), si è fatta sentire Mediaset che, attraverso un'intervista al suo vice presidente Pier Silvio Berlusconi pubblicata sul Corriere della Sera di ieri  ha dichiarato che  "l'intenzione del Governo di fissare un tetto per gli spot nelle tv a pagamento non ci giova, e anche se oggi ci tocca marginalmente, visto che per scelta in Mediaset Premium inseriamo poca pubblicita', un domani sara' un freno anche per noi", e che "per paradosso, se il Governo voleva darci una mano allora poteva fare come l'esecutivo di Zapatero o di Sarkozy che hanno tolto tutta la pubblicita' alla rete pubblica. Ma e' evidente che fare una cosa del genere alla Rai, che e' una delle aziende culturali migliori in Europa, sarebbe creare un danno enorme al Paese."
Intanto sul fronte Rai si annuncia una una novità che ha già fatto storcere il naso al Consiglio nazionale degli utenti: il canone Rai del 2010 aumenterà di 1,50 euro. L'aumento, deciso attraverso un decreto governativo firmato dal Ministro allo sviluppo economico con delega alle comunicazioni Paolo Romani, porterà il costo del canone dagli attuali 107,5 euro a  109 euro. Il Consiglio nazionale degli utenti ha motivato, attraverso un comunicato stampa, le sue proteste criticando 'l'incomprensibile aumento' soprattutto alla luce degli ultimi e gravi disservizi scontati dagli utenti durante il passaggio dall'analogico al digitale terrestre. La nota diramata dall'organismo dell'Agcom ha aggiunto poi, caustica: 'abbiamo più volte espresso la nostra contrarietà all'aumento del canone - continua nella nota il Cnu- Sarebbe, infatti, utile che i cittadini conoscessero con esattezza quali attività il canone va a finanziare e quali invece sono realizzate con la pubblicità. Una manovra inopportuna anche considerato il fatto che è stato ridimensionato il Qualitel'.







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